Sandro Spinsanti, Cultore di Medical Humanities

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Un ascetismo non punitivo – YouTube
Sandro Spinsanti, Cultore di Medical Humanities, intervistato da Serena Boldrini e Pragya Soavi

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Soavi: Buonasera, la mia domanda è la seguente: “È possibile immaginare un ascetismo non punitivo?”

Spinsanti: “Vorrei prendere come spunto per la risposta una piccola perla che ho trovato nel libro di un grande scrittore americano, ovvero Kurt Vonnegut. Vonnegut racconta di essersi trovato una sera ad un ricevimento di un ricchissimo newyorkese insieme allo scrittore Joseph Heller e di avergli domandato: “Joe ti sei reso conto che ieri il padrone di casa ha fatto più soldi di quanti “Comma 22” [libro scritto da Heller] ne ha incassati in tutto il mondo negli ultimi quarant’anni?” Heller avrebbe così risposto: “Si, è vero ma io ho qualcosa che lui non ha e non potrà mai avere: la consapevolezza di avere abbastanza.”    La consapevolezza di avere abbastanza è il punto di partenza per quello che potremmo chiamare “ascetismo non punitivo”: non si tratta di affliggerci, ma soltanto di divenire consapevoli che siamo diventati schiavi di consumi compulsivi. Il consumare di meno, l’avere di meno, l’avere abbastanza, dunque, sono dei modi per autorealizzarci, per puntare, prendendo in riferimento la piramide dei bisogni di Maslow, non più ai bisogni materiali, ma all’autorealizzazione e alla stima. Occorre scoprire la felicità, scoprire che “less is more”, ovvero bisogna “avere di meno per essere di più.”

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Boldrini: Buonasera, la domanda che vorrei porle è: “Dobbiamo perdere la gioia dell’esistenza umana?”

Spinsanti: “Questo sospetto sovviene a qualcuno in base a quello slogan diffuso da Serge Latouche, che esprime in questo un pensiero politico, economico e sociale, che evoca una “decrescita felice”. Questa “decrescita felice” per qualcuno significa “perdere la gioia dell’esistenza umana”, ma non è questo il senso dello slogan; infatti non si tratta di perdere, mediante un ambientalismo funereo, la felicità dell’essere, al contrario, si tratta di rendersi consapevoli che consumare di più non significa essere più felici. Occorre puntare verso una felicità diversa, la quale presuppone una scalata nella piramide dei bisogni proposta dallo psicologo Maslow, da quelli più fisiologici a quelli di autorealizzazione, essa implica un raffinamento nei bisogni, da quelli più animali a quelli più umani, e una forte spinta verso la creatività e verso la felicità: decrescita ma felice.”

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